PER ALTRA VIA. WELTANSHAUUNG

Anno di realizzazione 2017

“Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.”
Blaise Pascal

Che cos’è in fondo l’uomo nella natura? Un nulla rispetto all’infinito, un tutto rispetto al nulla; un qualcosa di mezzo tra il niente e il tutto. Infinitamente lontano dall’abbracciare gli estremi, la fine delle cose e il loro principio gli sono invincibilmente nascosti in un impenetrabile segreto, ed egli è ugualmente incapace di vedere il nulla da cui è stato tratto e l’infinito dal quale è inghiottito.

Blaise Pascal

“Per altra via. Weltanschauung” è un’indagine sull’identità dell’uomo, visto nel suo “stare a metà”: tra l’essere istinto, pulsione, corpo e il suo essere spirituale, creatore di nuove dimensioni. Lo scopo del lavoro – che parte da riflessioni sul pensiero di Blaise Pascal e di Georg Wilhelm Friedrich Hegel – è creare un corto circuito tra sacro e profano per interrogarsi su quale sia l’identità dell’essere umano. Sempre scisso tra ragione e istinto, tra mondo interiore e mondo esteriore, l’uomo ha da sempre dato vita a nuove realtà per risolvere i suoi conflitti più profondi, cercare significati sull’esistenza, trovando rifugio e conforto nelle proprie illusioni. Hegel scriveva: “Ciò che eleva l’uomo rispetto all’animale, è la coscienza che ha di essere un animale… Nel momento in cui prende coscienza che è un animale, cessa di esserlo”. Arte, religione e filosofia (i momenti dello Spirito Assoluto di Hegel) sono grandi illusioni e insieme motori dell’agire umano in cui lo spirito dell’uomo si riconosce e si realizza.

La fede religiosa, presente nelle immagini come edicola votiva, rappresenta solo una delle tante realtà altre che l’uomo crea per sublimare stati interiori e ritrovare una sua identità, una sua giustificazione per essere al mondo e riconoscersi.
La scelta dell’immagine del cane indica lo stato perpetuo in cui si trova l’uomo: quello dello stare a metà. Il cane è l’animale umanizzato. Non sono mai riuscita a guardare un cane senza pensare al rapporto che ha con l’essere umano.
La relazione tra le due immagini crea nuove visioni dove il sacro s’intreccia al profano e il mito all’archetipo. La dimensione del sacro è dunque metafora del bisogno di ricongiungersi ad un Infinito, un Assoluto, al di là della realtà quotidiana.

Per questo credo che l’uomo non smetterà mai di interrogarsi sulla sua perenne ambivalenza tra grande e piccolo, anche se, come sostiene Pascal, “gli estremi, la fine delle cose e il loro principio gli sono invincibilmente nascosti in un impenetrabile segreto”.